lunedì 30 gennaio 2017

Volere è votare

LA CONSULTA SI È PRONUNCIATA SULL'ITALICUM 

In attesa delle motivazioni, via al voto immediato?

Per fare chiarezza sull'intricata questione relativa alla legge elettorale, occorre fare una breve ricapitolazione.
Dopo 40 anni di legge proporzionale, all'inizio degli anni Novanta si adottò un sistema prevalentemente maggioritario- ovvero un sistema che, sostanzialmente, consiste nella divisione del territorio in piccoli collegi in ognuno dei quali vengono eletti il deputato e il senatore che ottengono più voti. Questo sistema durò fino a poco prima delle elezioni del 2006, quando il governo Berlusconi lo modificò introducendo il famigerato Porcellum: un sistema proporzionale che prevedeva il premio di maggioranza e liste bloccate.
Nel dicembre 2013 questa legge è stata dichiarata incostituzionale proprio su questi due punti diventando una legge schiettamente proporzionale.
Nel maggio 2015, su proposta del governo Renzi, il Parlamento ha approvato l'Italicum ma il 25 gennaio scorso la Consulta si è pronunciata anche sull'Italicum, dichiarandone anche in questo caso incostituzionali alcune sue parti.

Le decisioni della Consulta in merito all'Italicum

  • BALLOTTAGGIO 
È stata dichiarato non conforme a Costituzione il ballottaggio previsto per l'assegnazione della maggioranza alla Camera.
  •    CAPILISTA PLURICANDIDATI

    La Consulta NON ha toccato né i capilista bloccati né le pluricandidature- nonostante entrambe siano al centro di furiose discussioni sulla loro legittimità democratica poiché da molti ritenute limitative dell'esercizio della sovranità da parte degli elettori attraverso il voto-, ma ha dichiarato anticostituzionale la possibilità, da parte del capolista, di scegliere il collegio di elezione, che dunque verrà stabilito tramite sorteggio.

    E' bene tenere conto che le motivazioni della sentenza non sono ancora note.


    Da dove arriva l'Italicum?

    L'Italicum, in origine, era la legge che il governo Renzi aveva proposto per l'elezione dei deputati componenti l'unica camera prevista dalla riforma costituzionale-qualora avesse vinto il SI.
    La legge, nella sua versione originaria, prevedeva una base proporzionale che assegnava un consistente premio di maggioranza alla lista (attenzione: alla lista non alla coalizione) che avesse ottenuto più del  40% dei consensi; qualora nessuna delle liste avesse raggiunto il 40% si sarebbe andati al ballottaggio.
    Inoltre, per ciascun collegio elettorale, ogni partito avrebbe dovuto presentare una lista di candidati il cui primo nome non solo sarebbe stato bloccato -ovverosia superata una certa soglia di preferenze per quella lista il primo candidato sarebbe stato eletto a prescindere dal numero di preferenze ottenute singolarmente- ma avrebbe avuto anche la possibilità di candidarsi contemporaneamente in più collegi e di scegliere quello di elezione dopo lo spoglio dei voti. Ovviamente la scelta non sarebbe stata fatta a caso ma in modo tale da favorire il proprio partito o una fazione di esso, probabilmente quella del segretario che si occupa di fare le liste e sceglie i capilista.
    La bocciatura della riforma da parte degli Italiani il 4 dicembre, però, ha cambiato le carte in tavola: il governo Renzi è caduto, sostituito da un governo transizione, ed è stata individuata la necessità (o meglio, alcune forze politiche, come la Lega  Nord, il M5S e, in parte, il PD, hanno individuato la necessità) di andare al voto subito.
    Questa volontà di elezioni immediate si è però scontrata con problematiche oggettive: le varie forze politiche si sono scontrate su quale dovesse essere la legge elettorale con cui andare a votare subito, avanzando varie proposte:
    •  votare con le leggi risultanti dalle due sentenze della Corte Costituzionale: quella del 25 gennaio sull'Italicum, applicabile solo alla Camera poiché pensata in funzione della vittoria del SI al Referendum, e quella del dicembre 2013, da applicare quindi solo al Senato; questa soluzione è comunemente detta Consultellum;
    •  votare con il Mattarellum, ovvero la legge maggioritaria precedente al Porcellum.

    Le reazioni

     Quest'ultima sentenza della Consulta, a detta di Grillo e Salvini, "ha consegnato al Parlamento una legge bella e pronta per andare al voto", ma non è esattamente così: affinché le elezioni portino una maggioranza coerente (quindi adatta a governare), è necessario che le due camere vengano elette con due leggi omogenee e le due leggi che compongono il Consultellum non lo sono.
    L'Italicum alla Camera, come detto, prevede il premio di maggioranza al 40% e non ammette coalizioni, invece ciò che rimane del Porcellum, al Senato permette le coalizioni tra partiti ma non il premio di maggioranza. Quindi anche se un partito raggiungesse il 40% dei voti, che alla Camera, grazie al premio di maggioranza, gli permetterebbe di ottenere la maggioranza assoluta, non sarebbe sufficiente per avere la stessa maggioranza anche al Senato, dove il premio non c'è; ovviamente ciò andrebbe a minare la stabilità del governo.
    E' evidente come non sia possibile delineare, a meno di laboriose coalizioni, una maggioranza chiara.

    La posizione di coloro che sono più restii ad affrettare i tempi delle elezioni-Forza Italia, Nuovo Centrodestra e una parte del PD- si basa fondamentalmente su quest'osservazione e sull'opinione che alcuni aspetti della legge come le pluricandidature e il capilista bloccati, che pure la Consulta non ha toccato, siano da modificare poiché anti democratici.
    Insomma, la sentenza della Corte Costituzionale ha sì fatto compiere un nuovo passo avanti verso un augurato governo stabile per i prossimi cinque anni, ma questo passo non è assolutamente decisivo.








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